NOTE – D.F. TORINO

Alla data del 15 dicembre 1942 la dislocazione dei singoli reparti della Torino lungo il fronte, è quella descritta nel documento n. 4 alla pagina Documenti D.F. Torino e rappresentata nelle varie carte qui consultabili.

Non vi si trovano due compagnie del XXVI battaglione mortai da 81, pure organiche nella forza della Divisione, perche vennero spostate a partire dal 10 dicembre alla attigua Divisione Celere.

La Torino non verrà coinvolta nelle operazioni di logoramento che precedettero l’offensiva sovietica, passata alla Storia con il nome di “piccolo Saturno” e che la nostra storiografia ha poi chiamato “seconda battaglia difensiva del Don”.

Quelle azioni coinvolsero il nostro II Corpo d’Armata (parecchi chilometri a Nord) e la Divisione Pasubio (alla sinistra e attigua alla Torino) a partire dall’11 dicembre ma non la 52° Divisione.

Lo sarà invece a partire dal 17 dicembre, sull’onda lunga dell’azione sovietica scatenata sul fronte della Divisione Pasubio; la Torino conterrà questa azione dissanguando, in modo particolare, il I battaglione dell’81° e il III battaglione dell’82°. Ci saranno altri attacchi localizzati ma il grosso dei problemi nascerà lì.  La divisione riprenderà il controllo della quota su cui si erano minacciosamente insediati i sovietici, solo alla vigilia del ripiegamento

Il 19 dicembre 1942, quando oramai le unità corazzate sovietiche percorrevano le sue retrovie, quando le sue piste di comunicazione erano intasate dalle truppe italo-tedesche in ripiegamento da nord sotto l’incalzare sovietico, quando anche da sud si manifestava il rischio di un accerchiamento …, giunse infine l’ordine di ripiegamento. Arrivò alle ore 15,30, per essere esecutivo nella notte sul 20, ma già alle 21 dello stesso 19 dicembre il Comando superiore (tedesco) comunicava che là dove la Torino avrebbe dovuto riposizionarsi già stavano i sovietici.

La Torino giungerà a Makaroff con la bandiera spiegata; lì si creerà una concentrazione enorme, valutata in 30-40mila soldati, che darà origine a quello che si chiamerà “blocco nord”; 12/13000 erano quelli della nostra Divisione, altri erano della Pasubio e altri ancora della Ravenna e in più tedeschi.
Mentre la 298° Divisione di fanteria tedesca e due-tre carri armati del maggiore Haufmann apriranno il cammino al blocco che si muoverà nella steppa innevata e con una temperatura assurda, la Torino sarà di retroguardia. Ad uno ad uno i suoi battaglioni si consumeranno nel compito.  

“E’ una ritirata, non più un ripiegamento…” si trova scritto sul Diario Storico della divisione già alle ore 21 del 19 dicembre!

È impressionante dover rimandare a testimonianze dove appariamo come una mandria terrorizzata e frammentata su cui si gettano i predatori ma credo che questo sia stato il tratto dominante di quei giorni.

È già stata ripresa la frase del generale Lerici che scrive di “… troppo affrettata disorganizzazione …”. Eugenio Corti nel suo importante libro I più non ritornano, in cui racconta le vicende del “blocco nord”, scrive: “…avevo vergogna di quanto avrei fatto conoscere sul conto di noi italiani come soldati …”.

Io non credo che ricordare questo offuschi la memoria dei nostri reduci e a maggiore ragione dei nostri caduti; anzi sono convinto che renda alla loro memoria il giusto ricordo di sofferenze e patimenti consumate in una guerra improvvida, inutile e sbagliata e, proprio per questo, ce li faccia apparire ancora più cari. Appio Claudio Lazzeretti, appartenente ad una Sezione di Sanità della Torino, nel suo I giorni dell’ira, scriverà: “…domani l’ipocrisia degli uomini ci rappresenterà come degli eroi … noi che moriremo maledicendo e forse la nostra glorificazione servirà di scudo all’insipienza e all’aberrazione …”.

Torna in alto