NOTE – D.F. TORINO

Sull’onda dell’offensiva iniziata il 28 giugno 1942, che mirava a Stalingrado e al Caucaso, i tedeschi giunsero sulla riva destra del Don, a Voronezh; dopo di che costeggiarono il fiume scivolando verso sud-est lasciando man mano alle truppe “satelliti” la protezione del loro fianco sinistro.

L’8 di agosto la Torino, ormai parte dell’Arm.I.R., giungeva al Don e assumeva il controllo del tratto di fronte là dove, nella carta della Homepage è indicata la Pasubio. Fin dal 4 la divisione fu alle dipendenze del XXIX corpo d’armata tedesco e del suo generale Obstfelder. E’ curioso questo corpo d’armata germanico che, a dicembre, ebbe sotto di sè solo truppe italiane

La divisione non fu coinvolta nelle azioni che vanno sotto il nome di “1° battaglia difensiva sul Don” (20 agosto – 1°settembre 1942) ma divenne oggetto di più o meno consistenti, e comunque logoranti, azioni esplorative sovietiche. Ad esempio nella seconda decade di agosto, quando, nell’ansa di Ogolew, venne attaccata robustamente (così la relazione Turrini) ma vanamente.

Con il passare del tempo lo schieramento del fronte subì adattamenti. Tra il 10 e il 20 agosto la Torino iniziò a scivolare verso sud, cedendo alla Ravenna le zone a nord del Bohutschar e arrivando fino a Belaja Gorka 1, da dove iniziava lo schieramento della 294° tedesca.

Si scaveranno postazioni, rifugi, ricoveri per uomini, armi e mezzi in previsione dell’inverno che si immaginava durissimo ma non quanto sarebbe stato. Serviranno ad altri, perchè il 25 settembre ai Comandi della divisione fu ordinato un nuovo spostamento verso sud. Tra la Ravenna e la Torino si inserì la Pasubio e la divisione lasciò il “cappello frigio” e si schierò dove la mappa della homepage la fotografa. Sarà l’ultimo spostamento e qui i fanti della Torino incontreranno il loro destino.

Nel frattempo però si intromise un cavillo burocratico che rappresentò la salvezza o la perdizione per molti giovani uomini. I soldati già in Russia alla data del 31 dicembre 1941 maturarono il diritto ad essere avvicendati e, a partire da ottobre, con l’arrivo dei complementi dall’Italia, ebbe inizio la sostituzione.

Al nucleo inizialmente romano-laziale se ne sostituì altro lucano-calabrese.

Il ten. col. Umberto Turrini (capo di Stato Maggiore della Torino e firmatario delle varie pagine del “diario storico”) nella sua relazione scrive: “Nella prima quindicina di dicembre, epoca in cui ebbe inizio la battaglia invernale per la Torino, erano stati avvicendati tutti i reparti della divisione ad eccezione di due Gruppi di artiglieria, due compagnie cannoni da 47, Quartier Generale e qualche altro elemento minore”. L’avvicendamento sostituì singoli militari e non interi reparti ed è probabile che ciò abbia dato origine ad una crisi di affiatamento e amalgama negli stessi che verrà portata a scusante (…) di quanto succederà. Il Generale comandante la Divisione, Roberto Lerici, scriverà – infatti – che “la causa prima della … troppo affrettata disorganizzazione … va ricercata nell’avvicendamento. Se l’aver dovuto avvicendare gli uomini anziché le unità (come sarebbe stato desiderabile per ovvie ragioni) è stato un male, l’aver dovuto effettuare lo scambio degli uomini nelle unità mentre erano impegnate in linea, è stato un male ancora peggiore. Quando, in seguito all’attacco nemico, si dovette ripiegare, l’avvicendamento era avvenuto da poco tempo ed era ancora in corso. Cosicché abbiamo dovuto effettuare la più difficile manovra della guerra – ritirata in presenza del nemico – con reparti non affiatati e in parecchi dei quali mancavano perfino le reciproche conoscenze fra comandanti e gregari ..”

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