I cappellani militari in Russia tra mistica, stampa e propaganda


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Videoconferenza n. 37 / 12 aprile 2024

ABSTRACT

Per i cappellani militari la campagna di Russia rappresentò il momento di maggior impegno durante la Seconda guerra mondiale. Il loro ingresso nelle forze armate risale al marzo 1915, mentre l’istituzione dell’Ordinariato militare giunse nel 1926 (con una successiva sistemazione formale 10 anni più tardi). Il Clero castrense inviò circa 200 cappellani al fronte orientale al seguito prima dello Csir e poi dell’Armir: uno sforzo notevole, considerando che le truppe italiane alla fine del 1942 non superavano le 230.000 unità (non tutte in linea, ovviamente). Fu un’esperienza drammatica, in cui un cappellano su quattro non fece ritorno in patria: alcuni caddero in combattimento, altri nella ritirata, altri ancora in prigionia, condividendo sacrifici e dolori con i fanti e con gli alpini.

A rendere unica l’esperienza dei sacerdoti in grigioverde in Russia, comunque, fu l’altissimo grado di adesione ideologica alle motivazioni della campagna: i cappellani si sentirono impegnati in una «crociata» e si identificarono col ruolo di «soldati della croce». Carità, assistenza negli ospedali, supporto psicologico, conforto ai combattenti, cura dei cimiteri e rapporti con le famiglie andarono di pari passo con un’«evangelizzazione anticomunista» del tutto in sintonia coi dettami del regime fascista. Già durante il conflitto il loro operato fu oggetto delle attenzioni della propaganda ed ebbe uno spazio di rilievo nelle cronache dei quotidiani. Finita la guerra, poi, le numerose memorie dei cappellani, scritte con evidenti intenti pedagogici, costituirono una sorta di «narrazione egemone» attuale e funzionale anche nell’Italia repubblicana.

CURRICULUM VITAE

Fabio Fattore (Forlì, 1968) lavora presso «Il Messaggero» dal 1990, di cui è attualmente redattore ordinario nella sede di Viterbo. Dal 2001 al 2016 ha curato la pagina quotidiana di cultura e spettacoli dell’edizione pesarese. Fra il 2008 e il 2012 ha recensito saggistica per l’edizione on line del quotidiano e per le pagine nazionali della cultura. Fra i suoi lavori monografici sul giornalismo in epoca fascista si annoverano Dai nostri inviati a Giarabub (Mursia, Milano 2006), Gli inviati di Mussolini. I corrispondenti di guerra 1940-1943 (Mursia, Milano 2018) e Dai nostri inviati al fronte. Cent’anni di cronache dall’Africa orientale tra Adua e le ultime guerre (Sugarco, Milano 2022). Ha pubblicato diversi articoli di tema analogo sulla rivista «Nuova storia contemporanea», fra cui Curzio Malaparte corrispondente di guerra (2010, n. 3) e I corrispondenti di guerra italiani e la campagna di Russia (2011, n. 4).

Luca Prosperi (Roma, 1961) è giornalista dall’età di vent’anni e giornalista professionista dal 1989. Ha esordito nell’emittenza privata conducendo programmi sportivi, per poi passare alla carta stampata. Fra gli anni ’80 e ’90 ha lavorato presso «Paese sera», «La Repubblica», «L’Indipendente» e altri quotidiani romani, nonché in alcuni uffici stampa della capitale e come editore di riviste di turismo. Ha trovato impiego in seguito nelle federazioni del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) e presso il «Corriere dello sport». Dal 2004 lavora all’Agenzia nazionale stampa associata (Ansa), dapprima nella redazione sportiva e ora come responsabile della redazione delle regioni Abruzzo e Molise. Si interessa da lungo tempo di storia della seconda guerra mondiale in generale e della campagna di Russia in particolare, con un focus specifico sulle memorie di guerra, di cui è un appassionato collezionista.

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