Il fronte del Don

Schieramento della 8° Armata italiana in Russia (Arm.I.R.)

ottobre/novembre 1942

(cliccando su questa, come su tutte le immagini che seguono, si può ottenere un ingrandimento)


La carta rappresenta lo schieramento dell’Armata italiana tra ottobre e novembre del 1942. Non prima e non dopo.

Solo verso la fine di ottobre, infatti, la 9° Divisione di fanteria italiana “Pasubio” occuperà quella posizione, facendo scivolare verso sud la Torino, e solo nella seconda metà di novembre la 62° Divisione di fanteria tedesca lascerà il suo posto alla 3° Divisione celere italiana P.A.D.A. (ricordata più semplicemente come divisione Celere) . Per la precisione, anche la 2° Divisione alpina “Tridentina” si collocherà nella posizione indicata solo ai primi di novembre.

Un mese dopo questo sarà il teatro della offensiva sovietica contro la parte centro meridionale dello schieramento e ancora un altro mese dopo toccherà a quello settentrionale.

Fu il “Fronte del Don”; oltre 270km; non il primo e neppure l’unico su cui si schierarono truppe italiane nel corso del generico “fronte orientale”, giacchè fummo in Unione Sovietica fin dal luglio 1941, ma certamente il più noto e raccontato di tutta quella sciagurata avventura voluta cocciutamente da Benito Mussolini e pianificata dallo Stato Maggiore del Regio Esercito.

Le Unità dell’Arm.I.R. incominciarono ad arrivarvi alla fine di luglio e poi massicciamente in agosto, sull’onda della offensiva estiva che i tedeschi scatenarono alla fine di giugno. Le truppe “satelliti” (non è un caso se si usa questo aggettivo e non il più teorico “alleate”) ungheresi, romene e italiane, vennero schierate a protezione del fianco sinistro delle armate tedesche che, raggiunto il Don, lo costeggiarono verso sud mirando a Stalingrado e al Caucaso.

E fu proprio nel quadro della gigantesca battaglia – dal 23 agosto 1942 al 2 febbraio 1943 – che si consumò per contendersi la Città sul Volga (non a caso oggi Volgograd) che devono essere viste quelle che saranno per noi italiani le due “battaglie difensive sul Don”.

Con maggiori dettagli, anche se sovrapponendo avvenimenti accaduti in tempi diversi che solo le date indicate fanno distinguere, stanno le carte che seguono.

La nostra storiografia distingue due diverse fasi. La “1° battaglia difensiva del Don” fu combattuta nella seconda metà del mese di agosto 1942. Le operazioni si svolsero prevalentemente – ma non solo – nell’area illustrata a fianco e che riproduce dove, nella precedente, è segnata la 3° Armata romena e che sta invece fuori dalla carta successiva. Qui si era appena posizionata la 2° Divisione di fanteria italiana Sforzesca. La conclusione fu che i sovietici riuscirono a mantenere preziose teste di ponte al di qua del Don.

Nella parte destra della stessa illustrazione sono indicate invece le operazioni che interessarono ( 29 luglio – fine agosto) la sola Celere allorchè, distaccata alla 6° Armata tedesca, procedette alla conquista di una testa di ponte mantenuta dai sovietici al di qua del Don.

Al termine delle operazioni entrambe le aree vennero lasciate alla 3° Armata romena.


Nella carta che segue sono invece riassunte, con la necessaria e tuttavia   precisa schematicità, le due offensive sovietiche del 16 dicembre 1942 e del 15 gennaio 1943. La prima (operazione Piccolo Saturno) travolse il II Corpo d’Armata dell’ArmIR e insaccò i XXXV e XXIX Corpi d’Armata, costringendoli al ripiegamento. La seconda (operazione Ostrogorzk-Rossoš) avvolse dai fianchi e insaccò con le stesse conseguenze il Corpo d’Armata Alpino. La nostra storiografia le accorpa in un’unica “2° battaglia difensiva del Don” iniziata l’11 dicembre 1942 e finita il 31 gennaio 1943.

* : le carte di questa pagina riassumono tutti gli avvenimento accaduti sul fronte del Don, anche se in tempi diversi; per i singoli fatti fanno fede le date evidenziate.



Quest’ultima carta, invece, riassume e sintetizza al meglio la posizione del fronte orientale prima e dopo le offensive sovietiche dell’inverno 1942/43 con le sue conseguenze

A metà gennaio 1943 il fronte del Don non esisteva più!!

L’effetto “collaterale” di tutto ciò fu un numero enorme di morti e almeno 500mila prigionieri dei sovietici. Tra gli uni e gli altri circa 100mila italiani.

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